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La fobia sociale

Posted by federicapaterlini su 24 gennaio 2010

 

 

“G. ha 19 anni e frequenta il primo anno di università. G. è sempre stato, fin dall’adolescenza, piuttosto riservato e con pochi amici. Da un anno ha iniziato l’università ma, nonostante i numerosi appelli d’esame che sono previsti nella sua facoltà non è mai riuscito a presentarsi a nemmeno un esame. I genitori sono preoccupati perché vedono che studia molto (quasi otto ore al giorno), si prepara con attenzione e fino a venti giorni prima dell’esame di iscrive e dice che andrà..poi piano piano..mentre passano i giorni sente sempre più la paura di non essere abbastanza pronto, essere bocciato e deriso dai suoi compagni o sbeffeggiato dal docente, teme di dire cose sbagliate o di non riuscire a far uscire un filo di voce…”

 

“S. ha 35 anni ed è sposata. Lavora nell’attività commerciale del marito. Quando riceve i clienti S. diventa molto ansiosa. Accade anche quando il marito invita colleghi o amici a casa. Teme di poter fare qualcosa di sciocco, di non aver nulla da dire e che gli altri notino il suo disagio, la sua goffagine e il tremore delle sue mani. Da circa tre mesi a questa parte S. ha chiesto al marito di non invitare più nessuno a casa e di uscire lui lasciandola a casa in quanto dice di non sentirsi a suo agio. Le situazioni in cui si sente maggiormente a disagio sono: incontrare persone nuove, interagire con loro, firmare davanti ad altri. Solo con due coppie di amici di vecchia data riesce ancora ad uscire abbastanza serenamente o ad invitarli a casa. La signora definisce, da sempre, timida nel senso che è sempre stata in ansia quando doveva incontrare persone nuove perché si sentiva valutata.”

 

La Fobia Sociale è un disturbo molto diffuso . Nel corso della vita ne soffrono dall’ 1,5 al 4,5% della popolazione. Nelle donne è leggermente più frequente rispetto agli uomini, che più spesso soffrono di disturbo evitante di personalità. Solitamente l’inizio è in adolescenza/prima età adulta. Spesso accade che le persone con questa difficoltà non cercano aiuto arrivando ad un decorso cronico.

Spesso è davvero invalidante per la persona, soprattutto perché a causa del loro disturbo preferiscono stare nascoste e non parlarne con nessuno.

 

 

COS’È ????

I manuali diagnostici (DSM IV-TR ed ICD 10) classificano la fobia sociale tra i disturbi d’ansia.

Ciò che caratterizza questo disturbo è la paura di essere osservati, giudicati o di essere al centro dell’attenzione altrui e trovarsi in situazioni sociali. Ciò che si teme è il giudizio negativo degli altri.

Chi soffre di questo disturbo può temere che gli altri possano trovargli dei difetti o che possano considerarlo incompetente, ansioso, stupido, debole o addirittura “pazzo”. Questa paura può manifestarsi quando si parla con altre persone, quando si fa qualcosa mentre altri lo guardano (scrivere, mangiare, bere) o quando si deve parlare in pubblico o, semplicemente,  ci si trova tra altre persone con la possibilità di attirarne l’attenzione.
Ad esempio: è possibile che provino timore di parlare in pubblico per la preoccupazione di dimenticare improvvisamente quello che devono dire o per la paura che gli altri notino il rossore del viso, il tremore delle mani o della voce, oppure perché potrebbero dire o fare qualcosa di sbagliato o imbarazzante, apparire goffo o avere un attacco di panico.

Queste persone cercano in tutti i modi evitare le situazioni che gli creano disagio oppure, se sono costrette, sopportano tali situazioni con un carico di disagio molto elevato.

Le situazioni che più facilmente sono temute:

– parlare in pubblico (fare un’esposizione, un discorso…)

– andare ad una festa

– scrivere/firmare davanti a qualcuno

– fare la fila

– usare il telefono davanti a qualcuno

– mangiare o bere in pubblico

– usare bagni o mezzi di trasporto pubblici

– alcuni temono anche di avere funzioni corporee imbarazzanti in momenti non opportuni (vomitare, ruttare, emettere flatulenze, perdere il controllo dell’intestino o della vescica).

I sintomi ansiosi nel maggior numero di casi sono quelli dovuti all’attivazione del sistema nervoso autonomo (risposta attacco-fuga):

  • palpitazioni (79%)
  • tremori (75%)
  • sudori (74%)
  • tensione muscolare (64%)
  • nausea (63%)
  • secchezza delle fauci (61%)
  • vampate di calore (57%)
  • arrossamenti (51%)
  • mal di testa (46%)

Alcuni hanno più paura delle situazioni in cui gli viene richiesta una performance, una prestazione, mentre altri temono, più in generale, le interazioni sociali.

Ricapitolando, per ora sappiamo che la fobia sociale è una paura eccessiva, angosciante e spesso invalidante delle situazioni sociali dovuta al timore di fare/dire qualcosa di imbarazzante, umiliante o che causi un giudizio negativo o un rifiuto da parte degli altri. Si manifesta con un’attivazione fisiologica importante e spesso, le situazioni che incutono timore vengono evitate dalla persona che prova tale paura.

Una ulteriore caratteristica del disturbo è l’ansia marcata che precede le situazioni temute, detta anche: ansia anticipatoria. Questo termine di riferisce al fatto che la persona inizia ad avere paura anche prima di affrontare una situazione sociale (per esempio andare ad una festa o andare ad una riunione di lavoro). La preoccupazione per l’evento inizia tempo prima dell’evento ed il più delle volte sale proporzionalmente all’avvicinarsi dell’evento stesso.
Può accadere, per questo motivo, che si instauri un circolo vizioso: l’ansia anticipatoria, cioè più il soggetto si preoccupa della sua prestazione nella situazione temuta più aumentano i sintomi ansiosi (anche fisiologici) e maggiore è la probabilità che metta in atto effettivamente una prestazione scadente o percepita come tale, nelle situazioni temute. Esaminando la propria prestazione a posteriori la persona connoterà la performance in senso negativo, confermando la sua inabilità.

Come spesso accade anche in altri disturbi fobici, le persone che provano ansia in situazione  possono avere difficoltà, in quel momento, a riconoscerne l’irragionevolezza, mentre lontano dalle situazioni temute si rendono conto che le loro paure sono irragionevoli od  eccessive. Ciò spesso fa sentire la persona, ulteriormente, in colpa per le condotte evitanti.

I manuali diagnostici e l’esperienza clinica hanno condotto a discriminare tra due sottotipi di disturbo d’ansia sociale:

semplice o circoscritta: quando l’ansia e l’evitamento riguardano una sola situazione sociale (ad esempio: dare esami o parlare in pubblico…etc…)

 

 

generalizzata:  può essere usata quando le paure riguardano la maggior parte delle situazioni sociali (per es., iniziare o mantenere la conversazione, partecipare a piccoli gruppi, parlare a persone che occupano una posizione di autorità, partecipare a feste). Di solito sono temute sia le situazioni che comportano prestazioni pubbliche sia le situazioni che prevedono interazioni sociali.

FOBIA SOCIALE-TIMIDEZZA-NORMALE ANSIA SOCIALE…

QUALE DIFFERENZA?

Chi soffre di fobia sociale:

– comincia a preoccuparsi molto tempo prima

– sta sempre peggio prima della situazione

– la volta successiva può essere ancora più preoccupato (effetto del circolo vizioso che si autoalimenta).

Molte persone si definiscono “timide”. La timidezza potremmo definirla come un’eccessiva coscienza di se stessi, una forma piuttosto lieve di fobia sociale ma certamente meno invalidante rispetto all’ansia sociale. Spesso può essere presente in alcuni periodi dell’infanzia ed è molto comune in adolescenza, quando ci si inizia a preoccupare maggiormente del giudizio altrui. Nella maggior parte dei casi la timidezza tende a diminuire con il tempo, pur essendoci alcune situazioni sociali nelle quali può permanere un certo grado di ansia (parlare in pubblico, andare da soli ad incontri sociali in cui non si conosce nessuno).

Ciò che differisce maggiormente una persona che soffre di fobia sociale da chi non ne soffre è l’intensità e il tempo in cui si prova ansia anticipatoria (chi non soffre di ansia sociale inizierà a preoccuparsi solo poco prima della situazione stessa ed inoltre durante l’esecuzione l’ansia si ridurrà gradualmente e la volta successiva il livello di ansia potrebbe essere lievemente più basso rispetto all’attuale), inoltre l’ansia non è opprimente e non porta a produrre evita menti. L’ansia, in alcune situazioni, ad esempio pubbliche, come esporre una relazione ad una platea, viene considerata normale…purchè non venga malamente sopportata o non conduca ad evita menti.

 

È POSSIBILE FARE QUALCOSA?

La psicoterapia è riconosciuta come un trattamento fondamentale per la fobia sociale e studi mostrano che, come per altri disturbi dello spettro ansioso, il trattamento psicoterapeutico generalmente più efficace è quello cognitivo-comportamentale.

Tale trattamento si concentra sul trattamento diretto del sintomo e si preoccupa di lavorare per modificare i pensieri disfunzionali e, parallelamente, di offrire migliori capacità ed abilità per affrontare le situazioni temute.

Il lavoro può richiedere impegno da parte della persona anche perché il soggetto è considerato in modo attivo e anche il lavoro sui pensieri spesso necessita di esposizioni reali graduate e pianificate.

Nel trattamento può rientrare, secondo le caratteristiche della persona, una fase di insegnamento di abilità per la gestione delle situazioni sociali. Tali abilità possono prevedere sia tecniche di rilassamento per la gestione dell’ansia, sia tecniche per la gestione di interazioni verbali (training assertivo: gestione delle conversazioni, fare richieste ed esprimere i propri bisogni, imparare a dire di no quando se ne ha l’intenzione, gestire le critiche che vengono rivolte).

Tale trattamento può essere proposto in sedute individuali oppure in gruppo.

Una ulteriore possibilità è il trattamento farmacologico per la riduzione dei sintomi. Per questo tipo di trattamento è preferibile consultare un medico specialista in  psichiatria che valuti in modo coscienzioso la miglior terapia da intraprendere. Uno degli aspetti sottolineati da molteplici studi è che, nella maggioranza dei casi, i miglioramenti sintomatologici ottenuti tendono a perdersi con la sospensione del farmaco perciò spesso viene consigliato di intraprendere, parallelamente ad un trattamento farmacologico uno psicoterapico.

Mi rendo conto della non esaustività di queste parti che contengono iniziali informazioni. Se aveste bisogno di ulteriori approfondimenti, scriveteci, non appena sarà possibile proveremo a rispondere ai vostri dubbi.

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