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Le fobie specifiche

Posted by federicapaterlini su 2 Maggio 2009

“Stefania ha 30 anni e da poco, finalmente, è andata a vivere con Paolo. Lei ha sempre abitato in città, in pieno centro. I due si dovuti trasferire in campagna per questioni lavorative perché Paolo potesse essere vicino al suo lavoro (Paolo fa l’allevatore perciò deve stare vicino alle stalle perché deve essere sempre nei pressi dei suoi animali). Stefania ha sempre avuto –terrore- ,come dice lei, delle lucertole. Da quando vive in campagna arriva sempre tardi al lavoro, a volte non ci va nemmeno. Quando è a casa passa la maggior parte del tempo in casa e non esce se non accompagnata da Paolo che possa, all’occorrenza, scacciare dalla vista e dalla presenza di Stefania, le tanto temute lucertole! -Questa non è vita- dice Stefania, che ora ha anche problemi lavorativi con i superiori e i colleghi a causa dei suoi ritardi e assenze, d’altra parte non può nemmeno cambiare abitazione…”

 

Quanto sopra riportato è un esempio di cosa può significare avere una fobia…ma possono essere milioni le storie diverse che raccontano la stessa fatica di confrontarsi con certi stimoli o situazioni. La fobia specifiche è inserita nella sezione dei Disturbi d’Ansia del DSM IV-TR (il più recente manuale di riferimento APA per la classificazione dei disturbi mentali).

Chi di noi può dire di non aver mai sperimentato ansia? L’ansia non è qualcosa di anormale o di per sé nocivo e disfunzionale (inutile per l’individuo e la sua sopravvivenza).

Quando una persona percepisce una situazione come soggettivamente pericolosa  si ha una attivazione dell’organismo. Questa viene denominata ANSIA e si traduce in una tendenza immediata all’esplorazione dell’ambiente oltre a diversificati fenomeni neurovegetativi come, ad esempio, aumento del battito cardiaco, sudorazione, vertigini, aumento della frequenza del respiro. La persona, pensando di essere in una situazione di pericolo necessita della massima disponibilità di energie, anche muscolari, per poter rispondere al pericolo o per poter scappare o per attaccare e aumentando le probabilità di sopravvivenza. Questo concetto di funzionalità dell’ansia per la sopravvivenza dell’individuo non è valido quando l’ansia è molto alta, sproporzionata alle situazioni. Questa ansia eccessiva può rendere la persona incapace di affrontare le situazioni.

ansiaCosa caratterizza le fobie?

Si prova paura, marcata e persistente per qualche stimolo (ad esempio: cane, lucertola..) o situazioni circoscritte (ad esempio: ascensori, metropolitane..).

– è sproporzionata rispetto al reale pericolo

– è irragionevole e la persona è consapevole “dell’insesatezza” del suo timore, pur non riuscendo a controllare questo stato con razionalità, dimostrazioni..

La forte paura che si prova porta le persone ad evitare gli oggetti e/o le situazioni temute e tutto ciò che il soggetto percepisce come ad esse collegate.

Occorre ricordare che è possibile parlare di fobia specifica quando l’individuo prova un disagio significativo per la situazione o per le conseguenze che gli evitamenti che mette in atto generano in sfere importanti della sua vita (lavoro, socialità).

fugaEvitare: utile o dannoso?

Se riflettiamo su ciò che accade quando temiamo qualcosa..già riusciamo a darci una risposta. Quando si teme una situazione si tende a scappare da essa. Una volta che ci si è allontanati..la paura, l’ansia (sia in termini di sensazioni fisiche sia di pensieri) decrescono.Quindi sembrerebbe utile..

In realtà è un’illusione…sul momento l’ansia si riduce (“quando me ne vado dalla situazione..mi sento subito meglio!”) ma il semplice fatto di aver evitato la situazione conferma alla persona che la situazione/l’oggetto è pericoloso portando all’innesco di una spirale negativa che porta l’ansia per la situazione/oggetto ad aumentare e ad aumentare anche gli evitamenti. Evitare è un fattore che porta a mantenere il problema nel tempo.

Fobie..una o tante??

Le fobie vengono suddivise sulla base di una classificazione per tipologie:

caneAnimali: ad esempio degli uccello o piccioni (ornitofobia), degli insetti, dei cani (cinofobia), dei topi, dei gatti (ailurofobia), dei ragni (aracnofobia).burrone

Ambiente naturale: delle altezze (acrofobia), del buio, dei temporali.

siringaSangue-ferite-iniezioni: paura provocata dalla vista del sangue o da altre procedere mediche invasive.

aereo

Situazioni specifiche: la paura è provocata da situazioni come: tunnel, ascensori, volare, guidare…

Quelli riportati sono alcuni esempi che servono per mostrare come ogni stimolo, per alcune persone, può trasformarsi in uno stimolo fobico…perciò…alla luce di quanto esemplificato la fobia può interessare molteplici stimoli o situazioni.

Una fobia va sempre trattata??

Oltre il 10% della popolazione soffre di fobie specifiche con un rapporto uomo-donna di 1:3. Questa è una stima ipotetica in quanto gli uomini sono più restii nell’ammetterne la presenza. Solo una minima parte delle persone che ne soffrono chiedono aiuto.

La consulenza professionale dovrebbe essere presa in esame come possibilità nel caso in cui la persona sperimenti disagio personale o significativa compromissione della propria quotidianità (ad esempio dover rinunciare a piacevoli momenti con gli amici, viaggi per paura, per esempio, di volare. Oppure rinunciare a recarsi sul posto di lavoro o a sottoporsi a importanti esami medici per timore degli aghi…).

Gli studi sull’efficacia della terapia cognitivo-comportamentale hanno dato risultati incoraggianti mostrando percentuali di miglioramento che vanno dal 70 al 90% dei casi trattati con questo tipo di terapia. Ost (1996), inoltre, osserva e ci porta a conoscenza di un dato importante: a distanza di un anno, gli stessi pazienti, mantengono gli effetti ottenuti con il trattamento. Questo tipo di trattamento permette di intervenire, in collaborazione con la persona, sulla paura verso l’oggetto e la situazione e agire anche sugli evitamenti che la persona metta in atto, che in realtà mantengono il problema. Il decorso delle fobie non trattate è cronico…

Per fobie fortemente invalidanti può essere necessaria anche una terapia integrata farmacologica (anche “al bisogno”) e psicoterapica.

Come nasce una fobia?

Partendo dal presupposto che ci sono persone che tra le loro caratteristiche vantano una maggiore o minore “sensibilità all’ansia” che può essere un aspetto importante da tener presente sul perché persone che vivono le stesse situazioni non sviluppano tutte le medesime fobie, e il fatto che ognuno di noi ha a disposizione una serie di fattori (personali, ambientali e sociali) che lo proteggono e altri che lo espongono a maggiori probabilità di sviluppare una psicopatologia.

Fatta questa necessaria premessa, attualmente, le ipotesi maggiormente accreditate riguardanti la nascita delle fobie prendono in esame tre possibili processi:

– l’esposizione diretta ad una situazione nella quale uno stimolo che inizialmente non è temuto viene associato ad una sensazione di ansia e paura,

– l’osservazione di altre persone (l’effetto è maggiore se le persone sono significative per colui che osserva) che sperimentano forte timore di una situazione o un oggetto,

– trasmissione verbale

In tutti questi processi il soggetto capisce che il motivo per cui si sta sperimentando timore, direttamente o no, è dovuto alla presenza della situazione o dell’oggetto che diventeranno fobici.

Federica Paterlini

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